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venerdì 21 giugno 2013

Quel viaggio maledetto

Riuscì a percorrere solo pochi metri prima che un proiettile forasse la ruota posteriore. In preda allo spavento -era la prima volta che temeva per la sua vita- abbandonò il suo Hummer e iniziò a correre, si intrufolò in un vicolo stretto e buio dove si affacciavano alcuni portoni, provò a bussare ma nessuno gli aprì. Continuò la sua corsa braccato dai quei cani rabbiosi che continuavano a sparare mancando il bersaglio. Finalmente arrivò su una strada principale, a pochi metri c'era un locale notturno. Corse lì e chiese di andare in bagno. Non ne aveva bisogno, era solo per nascondersi procurandosi tempo per riflettere. Capì che tra non molto sarebbe stato raggiunto da quegli uomini che avrebbero chiesto informazioni al barista che avrebbe indicato loro dove si era nascosto. Notò che c'era una finestrella, era abbastanza stretta e alta. Sarebbe riuscito a scappare da lì? Ci provò: scardinò la finestra, non ci passava, era troppo stretta, ci sarebbero bastati altri trenta centimetri e sarebbe stato liberò. Prese uno sgabello che c'era lì dentro e iniziò a colpire quella parete resa fragile a causa del marciume e delle numerose crepe già presenti. Dopo alcuni minuti riuscì ad allargare il varco della finestra. Uscì. Si ritrovò in un parcheggiò dove erano depositate alcune auto. Si avvicinò a quella più veloce, ruppe il vetro e dopo vari tentativi riuscì ad accenderla e cominciò a scappare nuovamente.

Carlo Bisecco

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