Scrivo un’autobiografia che probabilmente non leggerà nessuno; a chi interessa della misera vita d’un ragazzo qualunque?
Fin
dall’infanzia, soprattutto dopo il trasferimento in una regione così
lontana da quella d’origine, ho avuto problemi a relazionare congli
altri bambini: all’asilo giocavo sempre da solo, appartato in un angolo,
in silenzio, con l’unica compagnia che avevo, un orsacchiotto di pezza
che mi era stato regalato da mia zia.
Come tutti i bambini
solitari venivo schernito dai bambini più grandi che rapivano il mio
amico inanimato per torturarlo con strattoni, calpestamenti e lanci.
Alle
scuole elementari la situazione iniziò a migliorare, iniziai ad avere
qualche amico, ma la mia cronica insicurezza non mi permetteva di
fidarmi del tutto.
Quando ero in quinta elementare, sei giorni
prima del mio decimo compleanno, ebbi il mio primo grave lutto in
famiglia: ci aveva lasciati mio nonno, dal quale avevo ereditato il
nome.
Fu sempre in quell’anno che iniziai a scrivere racconti
prima e poesie dopo; la prima poesia che scrissi fu per la nascita della
sorella di un mio amico.
Durante gli anni delle scuole medie
nacquero delle importanti amicizie ma con altri lutti iniziai a
chiudermi sempre più in me stesso, nella mia timidezza che intanto mi
stava isolando, rinchiudendomi nella prigione della solitudine, tra le
catene del silenzio.
Quando quest’anno sono arrivato in prima
liceo ho avuto il piacere di relazionare abbastanza in fretta con alcune
persone, anche se mi sarebbe piaciuto farmi qualche amicizia in più.
Intanto
molte persone che alle scuole medie consideravo davvero importanti sono
scomparse, all’improvviso, lasciando un vuoto di notevole estensione ma
con il tempo sto imparando ad accettare questa situazione.
Non so
il futuro quali sorprese mi riserva, spero solo che la timidezza non
rovini tutto come ha fatto fino ad ora e spero di trovare una ragazza a
cui donare il mio amore, perché anche se nascosto, spesso il mio cuore
palpita e parte al galoppo più veloce d’un cavallo.
Non credo di
essere così diverso dagli altri, forse sono solo più romantico e
sensibile; forse invece neanche quello, probabilmente sono semplicemente
uguale alla massa.
-Carlo Bisecco (Un mare di pensieri)
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